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Piatti che raccontano l'epopea dei Medici

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di Rebecca Romoli

La storia della più importante famiglia fiorentina, i Medici, raffigurata su dei piatti di argento. E’ il focus della mostra che apre i battenti, il 24 giugno, in occasione delle celebrazioni del Santo patrono di Firenze San Giovanni a Palazzo Pitti.

“Omaggio al Granduca. Memorie dei piatti d’argento per la Festa di San Giovanni” questo il titolo del percorso espositivo che resterà aperto fino al 24 settembre.

“I piatti di San Giovanni – ha commentato il direttore degli Uffizi Eike  D. Schmidt – rappresentavano una celebrazione di Casa Medici, riconoscendone e testimoniandone i grandi meriti nel governo della Toscana attraverso il ricorso a figurazioni che riconducono a colori eterni e a fatti contingenti”.

Con questa mostra la Galleria degli Uffizi ha voluto portare alla luce un episodio sconosciuto al grande pubblico dell’oreficeria italiana tra il Sei e Settecento, che trae la sua antica origine proprio nella notte del 24 giugno di ogni anno.

Si tratta di una storia appassionante, fatta non solo di maestria ed intelligenza artigiana, ma anche di relazioni diplomatiche, e di che tipo di influenza la famiglia Medici aveva sull’ambiente curiale romano.

Fatti che porteranno nel patrimonio della più famosa e potente famiglia del capoluogo toscano una straordinaria raccolta di piatti istoriati d’argento, pregiati bacili d’argento nonché disegni dei più importanti e significativi artisti romani del tempo.

Tutto ha inizio quando il cardinale Lazzaro Pallavicini, genovese di nascita, volendo conquistare i vertici della nobiltà romana, avviò le trattative per il matrimonio tra la nipote Maria Camilla con Giovan Battista Rospigliosi, con la benedizione di Cosimo III dei Medici.  Riconoscente per i favori ricevuti il cardinale aveva disposto nel suo testamento che il suo erede dovesse donare a Cosimo III un argento lavorato del valore di 300 scudi. Cosa che fu fatta dopo la morte del Pallavicini. Questa usanza durò per ben 58 anni a partire dal 1680.

I piatti arrivati in dono a Cosimo era custoditi nel Guardaroba di Palazzo Vecchio mentre quelli di Gian Gastone rimasero a Palazzo Pitti. Quando la dinastia medicea si estinse tutti gli argenti furono considerati un preziosa risorsa per ripianare il bilancio dello stato Toscano. Anna Maria Luisa, Elettrice Palatina difese strenuamente il patrimonio della sua famiglia di origine  e li espose fino alla fine del Settecento nella sala delle Medagli degli Uffizi, poi il passare del tempo, l’esigenza di spazio e la poca considerazione ne decretarono al scomparsa.

Di questa bellissima storia ne è rimasta memoria solo grazie al fondatore della Manifattura Ginori di Doccia. Il Marchese Carlo Ginori, infatti, tra il 1746 ed il 1748 fece realizzare dall’argentiere Pietro Romolo Bini le forme in gesso tratte dagli originali.

Quello del marchese Ginori, come hanno evidenziato gli studi, non è stato solo un gesto per preservare e tutelare la magnificenza  dei bacili e degli altri manufatti, ma anche un modo per portare lustro e aumentare l’importanza del suo ruolo politico a quel tempo.

I bacili della Manifattura  furono replicati in porcellana per essere poi esposti all’Esposizione internazionale di Parigi del 1867, e prima a quella italiana del 1861.

I calchi sono delle Gallerie fiorentine, merito di una donazione avvenuta molti anni fa dal Marchese Leonardo Ginori Lisci e sono esposti nella sale che accolgono il tesoro dei Medici a Palazzo Pitti e rimangono l’unica memoria di questa serie di argenti perduti nel tempo.

La mostra  è curata da Rita Balleri e Maria Sframeli ed è promossa dal Ministero dei Beni Culturali del turismo con la Galleria degli Uffizi e Firenze Musei

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