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Ex Ilva, Governo riavvia confronto ma no decide su stop aziende: Lunedì 4 ore sciopero

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(Adnkronos) – Il governo riavvia il confronto con i sindacati sul futuro di Acciaierie D’Italia ma non decide sulla revoca della sospensione imposta fino al 16 gennaio prossimo dall’ex Gruppo Ilva a 145 imprese dell’indotto e frena sulla richiesta esplicitata formalmente al tavolo da Fim, Fiom, Uilm e Uglm di anticipare la salita al 60% nel capitale di Adi prevista invece per il 2024. Non era questo d’altra parte l’obiettivo del ministro delle imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, concentrato piuttosto a riavviare per “rimettere sui binari giusti” un confronto tra le parti, soprattutto quello tra azienda e sindacati, ormai deterioratosi. Ma i vertici di Acciaierie d’Italia hanno disertato il round al Mimit, attesa l’Ad Lucia Morselli, e il governo, che al tavolo aveva ribadito come la decisione dell’ex gruppo Ilva di staccare la spina a parte dell’indotto fosse stata “improvvida e improvvisa”, ha potuto per ora solo auspicare “che ci sia la piena collaborazione dell’azienda, ribadire che “vogliamo che siano rispettati gli accordi” e annunciare che “lo Stato utilizzerà le risorse gia’ stanziate perché questo rispetto sia possibile”.  

E il Governo è infatti al lavoro, come confermato nel corso della riunione anche da Invitalia, per sbloccare quelle risorse, fino a 1 mld, individuate con il Dl aiuti ma che fino ad ora Acciaierie d’Italia non aveva ricevuto. Ed è quello che ancora Urso definisce “l’inizio di un percorso di confronto doveroso per il Paese e per Taranto che da troppo tempo aspetta una risposta” per ottenere “quel riequilibrio della governance con cui avere dall’azienda una risposta agli impegni presi nei precedenti accordi”. Così anche per la ‘nazionalizzazione’ del Gruppo: “non si può decidere tutto in pochi giorni ma dobbiamo considerare tutti i fattori e sarà palazzo Chigi, al termine, a scegliere la strada da percorre per giungere in porto e salvare questo sito pubblico”. 

Una fumata nera di fatto per i sindacati che hanno risposto al termine del tavolo con la proclamazione di uno sciopero di 4 ore per lunedì prossimo, 21 settembre. Troppo poco, infatti, per Fim Fiom e Uilm che sul territorio tarantino rischiano un’emergenza sociale, l’ultima appunto con la questione indotto che lascia in bilico, al momento, circa 2mila lavoratori senza contare i 1600 dipendenti dell’Ilva in as con la cigs in scadenza. 

“Neanche l’incontro con Urso è servito a far recedere ArcelorMittal dall’idea sciagurata di far recedere l’azienda dalla decisione di lasciare a casa 2mila lavoratori e sospendere 145 aziende. Abbiamo apprezzato la buona volontà del ministro ma della buona volontà i lavoratori non sanno più’ che farsene. Serve che lo Stato trovi il coraggio e nazionalizzi l’azienda senza cui la situazione peggiorerà sempre di più”, commenta amareggiato al termine dell’incontro il leader Uilm, Rocco Palombella. 

“L’Azienda non si è presentata e questo è uno schiaffo ai lavoratori ma anche al governo appena insediato. Per questo da lunedì inizia mobilitazione”, prosegue. Sul piede di guerra anche la Fiom: “l’azienda oggi era assente, non ha avuto neanche il coraggio di presentarsi al tavolo per negoziare con governo e sindacati . Serve fermare l’eutanasia dell’ex Gruppo Ilva e per questo è’ necessario che Acciaierie D’Italia torni nelle mani dello Stato e si torni a ricontrattare con i sindacati il rilancio del lavoro, la tutela dell’occupazione, la tutela e la sicurezza del lavoro e l’ambientalizzazione della produzione”, commenta il leader Michele De Palma al termine dell’incontro al Mimit sollecitando anche una “cabina di regia permanente” presso il Mimit per monitorare la coerenza degli impegni. 

Apprezza la disponibilità del governo infine la Fim di Roberto Benaglia “soddisfatto” che Urso “abbia capito la drammaticità della situazione che rischia di degenerare ulteriormente soprattutto dopo la scelta recente di staccare la spina a 145 ditte di appalto”. I metalmeccanici della Cisl, infatti, condividono il timing del governo. “Abbiamo chiesto al governo di lavorare per il riequilibrio del rapporto tra Stato, Invitalia e Arcelor Mittal: ci vuole del tempo ma questa è la direzione che va presa e il ministro ha risposto in questo senso che non accetterà di dare nuove risorse in una situazione cristallizzata e incancrenita”, conclude rinviando comunque allo sciopero ‘generale’ di tutti i lavoratori ex Ilva indetto lunedì’ per fare pressing sull’esecutivo. “Importante” la convocazione di Urso anche per l’Uglm che insiste sulla nazionalizzazione: ”non ci sono le condizioni per lasciare Acciaierie d’Italia alla mercé’ della multinazionale ArcelorMittal che ricorre sempre al ricatto per fare cassa”. 

La situazione dunque sull’ex gruppo Ilva è in attesa di sviluppi. Un secondo round ‘plenario’ dovrebbe essere riconvocato a breve mentre è il presidente di Acciaierie d’Italia Franco Bernabe’ a riferire, nel corso di una intervista a Siderweb, di un possibile incontro tra Mimit e vertici Adi a breve. “Lo Stato e ArcelorMittal si incontreranno già nei prossimi giorni e decideranno come proseguire, se lo riterranno, in questa collaborazione. Dal punto di vista del governo l’impegno sicuramente c’è, aspettiamo di sapere se si concretizzerà in un accordo forte o meno con il partner”, dice.  

D’altra parte, ha continuato, “avendo constatato l’anno prossimo che l’Aia è stata completata, così come tutte le prescrizioni” e che dunque la magistratura potrà decidere per il dissequestro degli impianti dell’area a caldo del siderurgico tarantino che era una delle condizioni sospensive dell’accordo di co-investimento tra ArcelorMittal e Invitalia, a quel punto, prosegue Bernabe’, “si potrà procedere”.  

“Le due parti devono incontrarsi e decidere cosa intendono fare. L’idea originaria era chiara. Il cambio di governo da questo punto di vista non ha aiutato, perché la situazione è così delicata che non può non avere il consenso e il supporto del governo e il partner, ArcelorMittal, deve essere tranquillizzato del fatto che l’atteggiamento dello stesso esecutivo non cambi nel tempo”, conclude. 

(di Alessandro Testorio)