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Orsini contro i giornalisti, la partita (persa) contro i mitomani

Adnkronos
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(Adnkronos) – Il professor Alessandro Orsini è ormai, per meriti suoi e per colpe condivise da molti, un personaggio pubblico e popolare. Ha iniziato proponendo tesi discutibili sulla responsabilità della guerra in Ucraina, ha proseguito estremizzando sempre di più il suo contributo, è arrivato al punto di mettere in scena una vera e propria piece teatrale, come l’estratto del suo ultimo video sul suo canale Youtube dimostra.  

Si rivolge ad Aldo Grasso e poi a tutti gli altri giornalisti, magnificando le sue doti manipolatorie. La tesi, sintetizzando, è che lui è in grado di ribaltare la realtà a suo piacimento, portando i giornalisti a scrivere e a dire quello che serve a lui per accrescere ancora la sua popolarità. E’ una partita, persa, che si gioca sull’eterno dilemma tra dovere di cronaca, e critica, e l’opportunità di ignorare i mitomani. 

La questione, che oggi Orsini fa tornare attuale, è vecchia quanto il giornalismo. Non è meglio ignorare piuttosto che amplificare, diffondere e accreditare il messaggio del mitomane? Quasi sempre, non è possibile. Almeno quando al mitomane di turno, non necessariamente il professor Orsini, viene concesso uno spazio pubblico e le sue parole incidono sul dibattito pubblico. Ed è per questo che Grasso tira in ballo l’opportunità di invitare Orsini a Cartabianca.  

Ma anche su questo fronte il dilemma non si scioglie. Perché se Aldo Grasso e qualsiasi altro giornalista si interroga tutti i giorni se sia il caso o meno di parlare di Orsini, evidentemente chi lo invita a parlare in Rai valuta che sia utile al confronto e funzionale agli ascolti. 

Questo vuol dire che è indispensabile parlarne, anche per confutare tesi distorte come l’ultima, quella della stampa strumento delle strategie di comunicazione del professor Orsini. Lui, ma non è certo il solo, è un prodotto dell’attuale sistema dell’informazione. Che ha le sue responsabilità e i suoi problemi. E che, evidentemente, ha da tempo perso la sua battaglia contro i mitomani. (di Fabio Insenga)