La procura contesta diverse fattispecie di bancarotta, a partire da quelle “per distrazione di denaro, da infedeltà patrimoniale per operazione in conflitto di interessi relativa all’acquisto del ramo di azienda Rifle”. Un’operazione giudicata “priva di giustificazione economica per l’acquirente Verdi S.r.l., che si trovava in stato di crisi dagli inizi 2015 e di insolvenza dal settembre 2015”.
Gli amministratori secondo la procura avrebbero inoltre provocato il fallimento di Verdi con “operazioni dolose”, consistite “nel sistematico e ripetuto inadempimento del pagamento dei debiti erariali e previdenziali, ammontando il debito Iva al 31 dicembre 2015 già ad euro 500.000 secondo la contabilità interna, nel primo trimestre 2016 superando l’importo di euro 1.600.000, giungendo al momento del fallimento i debiti erariali e per contributi sino a 6,7 milioni”.
La difesa de Fratini affidata allo studio D’Avirro
Quindici indagati per il fallimento dell’azienda di abbigliamento Rifle. Fra questi anche gli imprenditori Sandro Fratini e il figlio Giulio, che hanno ricevuto nei giorni scorsi l’avviso di conclusione delle indagini da parte della procura di Firenze.
“Il nucleo centrale della contestazione riguarda la prosecuzione dell’attività aziendale della Rifle – spiegano in una nota i legali Antonio e Michele D’Avirro, difensori dei Fratini –, quando, secondo l’accusa, si sarebbe manifestata la crisi dell’azienda, e tutte le iniziative intraprese avrebbero determinato o aggravato il dissesto della Rifle”.
“In realtà – proseguono – i Fratini proprio nel momento in cui si sono manifestate le difficoltà aziendali hanno immesso nella Rifle rilevanti capitali, nell’ordine di oltre dieci milioni, proprio per superare la crisi e garantire la continuità aziendale ed il posto di lavoro ad oltre 200 dipendenti. Nonostante i sacrifici economici della famiglia Fratini, purtroppo, le prospettive di salvataggio non si sono avverate a causa della grave crisi che ha investito il sistema produttivo”. L‘azienda verrà dichiarata fallita dal tribunale nel settembre del 2020. “I Fratini contestano qualsiasi responsabilità essendo estranei ai fatti oggetto di contestazione”, concludono i difensori.