Si è risolto con l’assoluzione di tutti gli imputati il processo contro i vertici dell’Opera di Santa Croce, accusati dalla procura, sulla base delle perizie e dei pareri dei suoi esperti, di omicidio colposo nei confronti di un turista spagnolo in visita alla Basilica, ucciso da una pietra caduta dall’alto.
L’incidente avvenne il 19 ottobre 2017 all’interno della basilica fiorentina, quando un frammento di pietra colpì un turista spagnolo uccidendolo. Le tesi dell’accusa, supportate da pareri tecnici, sono state spazzate via, ma intanto quattro persone che hanno dedicato, alcune gratuitamente, il loro tempo e la loro professionalità alla causa pubblica sono finite nel tritacarne giudiziario per 6 lunghi anni.
Il tribunale ha assolto perché il fatto non sussiste l’allora presidente dell’Opera di Santa Croce Irene Sanesi, la presidente che l’aveva preceduta nell’incarico Stefania Fuscagni, il segretario generale Giuseppe De Micheli e il tecnico responsabile Marco Pancani. La pm aveva chiesto la condanna per tutti per omicidio colposo, 9 mesi per Irene Sanesi, 1 anno per Stefania Fuscagni, 1 anno e 6 mesi per il segretario generale Giuseppe De Micheli e per il tecnico responsabile Marco Pancani.
Una sentenza “che riconosce il valore dell’impegno per la cura e la tutela del complesso monumentale”. Così ha affermato l’Opera di Santa Croce, che ribadisce: “Quanto accadde è stato e resta un tragico evento assolutamente imprevedibile, l’Opera di S.Croce non può che rinnovare anche in questa occasione la sua profonda e sincera vicinanza alla famiglia di Daniel Testor Schnell condividendone il grande dolore”.
Comprendo perfettamente lo stato d’animo dei dirigenti dell’Opera. Anch’io, come presidente dell’Opera Medicea Laurenziana, m’impegno da anni per la tutela, la salvaguardia e la sicurezza dei monumenti del complesso. Ma, nonostante tutto, si resta sempre col patema d’animo che qualche imprevisto possa scatenare l’intervento dell’Autorità giudiziaria, con le conseguenze immaginabili per chi resta per anni sotto processo e poi viene assolto.
Paolo Padoin