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Nordio / “Abuso d’ufficio reato evanescente, complica le cose”

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“L’abuso d’ufficio era ed è ancora un reato così evanescente che complica soltanto le cose senza aiutare minimamente, anzi ostruendo le indagini perché intasano le procure della Repubblica di fascicoli inutili disperdendo le energie verso reati che invece dovrebbero essere oggetto di maggiore attenzione”. Così il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, a margine della presentazione del suo libro ‘Giustizia’ a Taobuk a Taormina.

“L’altro giorno qualcuno ha detto che abbiamo approvato questa riforma della giustizia perché essendo morto Berlusconi volevamo tributargli un omaggio. Come se 24 pagine di articolati sui codici penali, di procedura penale, si potessero scrivere per celebrare la morte di un uomo. Che, tra l’altro, se n’è andato improvvisamente”, ha detto Nordio parlando della riforma della giustizia. “E’ chiaro che è un lavoro che è andato avanti da mesi – ha aggiunto – La polemica politica è arrivata al punto tale per cui si è perfino ipotizzata questa ipotesi stravagante. Ma anche questo era stato messo in bilancio”.

Quanto alle intercettazioni, “noi interverremo molto più radicalmente. Che questa sia una barbarie che costa 200 milioni di euro l’anno per raggiungere risultati minimi è sotto gli occhi di tutti. Spendiamo una cifra colossale per inchieste che raggiungono risultati minimi tra l’altro rovinando la vita delle persone”, ha affermato il Guardasigilli. “Vorrei ricordare che la legge impedisce la pubblicazione degli atti giudiziari e vengono pubblicati lo stesso e nessuno dice nulla. Ma la legge c’è già – ha sottolineato – I brogliacci della polizia non dovrebbero mai figurare perché la legge attuale dispone che questi brogliacci debbano essere depositati davanti al gip e debbano essere trascritti nella forma della perizia e nel contraddittorio delle parti. Perché molto spesso il brogliaccio della polizia, quello finito intanto sui giornali è sbagliato. Perché magari l’intercettazione viene trascritta e interpretata da un maresciallo di Venezia che non capisce quanto dicono due siciliani e ha sbagliato a comprendere quanto dicono. E poi si scopre, con la trascrizione della perizia, che tutto quello scritto sui giornali è sbagliato. Non dico falso, che è ingannevole, ma era sbagliato”.