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Barbara De Anna, una vita in prima linea con l’Onu, in cura in Germania

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Barbara De Anna (linkedin)Una vita in prima linea con l’Onu. La fiorentina Barbara De Anna, 40 anni,(nella foto  da Linkedin) rimasta gravemente in un attentato kamikaze a Kabul, lavora nella capitale afghana dal dicembre 2011 come funzionaria dell’Organizzazione internazionale delle Migrazioni (Oim). In Afghanistan e’ arrivata nell’ottobre 2010, a Herat, dove si concentra il contingente italiano, a testimonianza del suo impegno sul fronte della cooperazione, da oltre dieci anni, e dopo diverse esperienze nelle agenzie dell’Onu. Laureatasi a Firenze in relazioni internazionali nel 2001, De Anna ha poi conseguito una specializzazione all’Universita’ di New York nel 2008. In mezzo, diversi incarichi operativi: due anni in Honduras con l’Undp, il Fondo per le nazioni Unite per i programmi di sviluppo, poi in Liberia e Timor Est tra il 2006 e 2007, proprio al culmine della guerra civile che flagello’ il Paese asiatico dopo l’indipendenza. Quindi, un incarico per l’Unhcr in Giordania, prima di essere assunta nel 2010 dall’Oim – la principale organizzazione intergovernativa in ambito migratorio affiliata alle Nazioni Unite – e subito trasferita in Afghanistan, prima ad Herat e poi a Kabul dove e’ rimasta gravemente ferita in un attacco, riportando ustioni di secondo grado sul 90% del corpo. Le sue condizioni rimangono ”serie, ma stabili”, riferiscono fonti della Farnesina. La cooperante e’ gia’ stata trasferita in un ospedale militare di Ramstein, in Germania, con un volo Isaf, accompagnata da un funzionario dell’ambasciata italiana a Kabul. Da qui, verra’ spostata in un centro grandi ustioni del Paese, hanno riferito fonti ufficiali, una decisione presa d’accordo con i familiari della donna che, dalla loro abitazione a Reggello (Firenze), hanno chiesto di rispettare il silenzio. Un ufficiale tornato poco tempo fa dall’Afghanistan ha definito Barbara De Anna ”una funzionaria ”espertissima” e ”molto dinamica”. ”L’ho incontrata due o tre volte nel corso di alcune riunioni a Herat, la ricordo come una persona con incarichi di responsabilita’ e sapeva gestirli bene”, ha detto. ”E’ una ragazza sempre serena e gioiosa: le piace molto quello che fa”, ha detto, da parte sua, don Dino Nuti parroco della chiesa di San Michele a Reggello. ”E’ sempre stata consapevole della pericolosita’ del suo lavoro”, ha aggiunto. La sua famiglia si e’ trasferita qui da poco, ha confermato il sacerdote, ”ma tutte le volte che torna a casa ci vediamo anche solo per un saluto, mentre quando e’ all’estero invece ci sentiamo via mail”.

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