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Nuova udienza del processo bis per l’omicidio di Meredith con Sollecito in aula

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Raffaele Sollecito
Raffaele Sollecito

Nuova udienza, a Firenze, del processo d’appello bis per l’omicidio di Meredith Kercher con dura  requisitoria del sostituto procuratore generale, Alessandro Crini alla presenza di Raffaele Sollecito.

Per Crini, “‘analisi del racconto di Raffaele Sollecito, che disse che la sera dell’omicidio di Meredith Kercher era in casa davanti al computer, “costituisce un primo elemento per caratterizzare la cosiddetta falsità dell’alibi. Dico che stavo interagendo con il pc – ha spiegato Crini, citando Sollecito e sottolineando che con gli investigatori in un primo momento parlo’ ‘al singolare’ – ma questo elemento trova riscontri negativi e questo dato conferisce dignità al ragionamento sulla possibile falsità dell’alibi“.

Dagli accertamenti dei consulenti emerge secondo Crini che non è dimostrato che Sollecito interagì con il pc e questo “elemento ci dà una rappresentazione di non autenticità che e’ importante” e che “dal punto di vista della prova rappresenta un alibi che non e’ semplicemente fallito, perche’ nel momento in cui tu lo consegni sai che non è autentico”.

“La condanna di Rudy Guede a 16 anni di carcere, inflitta con rito abbreviato, per l’omicidio di Meredith Kercher “non mi e’ sembrata centratissima”. Crini ha fatto capire di ritenere la pena bassa. “Guede –  ha ricordato – e’ un assassino, condannato”. Secondo il pg, “il finto furto fu un depistaggio: non puoi far sparire il cadavere e quindi cerchi di confondere le acque”.

Crini ha a tratti smorzato i toni della sua lunga requisitoria , come quando, parlando delle impronte numero 36 trovate nella casa del delitto, ha ricordato “quel vecchio calciatore del Catanzaro, Palanca, che aveva un piede molto piccolo”, o anche quando ha definito il testimone Luciano Aviello, ascoltato durante l’appello bis, “la Mercedes dell’inattendibilita'”. A Crini e’ sfuggita pure un’involontaria citazione di Corrado Guzzanti, rispondendo “la seconda che hai detto” a una domanda posta retoricamente alla Corte.

“Nella calunnia a Patrick Lumumba – dice Crini – Amanda Knox inserì “l’urlo e la violenza”, cioè “elementi di verità: da dove derivano questi dati se non dall’essersi confrontata direttamente con questa vicenda?. La componente onirica appare un po’ barocca – ha aggiunto – un po’ una giustificazione per dare un senso ad affermazioni che invece hanno un significato primario dal punto di vista dell’indizio”

Io attribuisco alla calunnia a Lumumba un rilievo primario – ha concluso – non me la sento di dire che fu una cosa giovanile.  La presenza della Knox – ha poi detto – è difficilmente sganciabile dalla presenza di Sollecito sul luogo del delitto. Amanda disse alla madre che Patrick Lumumba non c’era. Cosa ti dà questa certezza se non il fatto di essere stata presente?. La combinazione di tutti questi elementi riveste di poca plausibilità questo racconto”. Per Crini “i sospetti sulla Knox trovano un gancio nel racconto di questa signorina”, per il fatto che “non è convincente”. Per Crini “la madre delle perplessità” nasce dal fatto che Amanda disse di essere tornata a casa, dopo aver dormito da Raffaele Sollecito, per fare la doccia ma di non aver visto il caos provocato dal furto che sarebbe stato compiuto nella camera della sua coinquilina.

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