Home VETRINA Politica addio! “Esiste un’Italia che non vota e quella che vota toglie...

Politica addio! “Esiste un’Italia che non vota e quella che vota toglie consensi al Pd”

admin
488
0

Di Umberto Cecchi

C’è un ‘attittu’ sardo che fra tante belle cose, dice disperatamente ‘il miele degli uccelli ora è tutto finito. Ora è tutto finito il miele degli uccelli’. Bello: Levi lo usò in parte come titolo di un suo libro.
E veniamo a noi: per l’Italia il miele è finito davvero. E stanno sbiadendosi le illusioni. Mi chiedo, ma non trovo risposta: com’è che noi italiani continuiamo a credere al primo venuto che recita la sua parte come se fosse un attore del ‘Globe’ di Shakespeare? Poi cala il sipario e ci restano le delusioni, i debiti, un paese in affanno, i poveri sempre più poveri, i ricchi incazzati perché non sono diventati più ricchi, migliaia di immigrati che vogliono il loro posto al sole e non trovandolo lo pretendono, in un’Europa di egoisti e fraudolenti spergiuri che non mantengono mai quello che promettono: Come Holland, tanto per citarne uno a caso che chiude la frontiere ai non mangiatori di chiocciole.

Questo ci resta dopo l’illusione: un governo che Bruxelles, capitale della più assurda burocrazia, irride e ignora sapendo che il nostro governo non sarà mai capace di ribellarsi.
A tavola con Cacciari alcuni giorni fa, parlando di politica nazionale mi diceva: manca la decisionalità. Se l’Europa non ci aiuta con i migranti, dobbiamo smettere di pagare la nostra quota annuale, trattenendola per far fronte all’emergenza. Dobbiamo mostrare capacità di decisione.
Diceva ancora Cacciari: Renzi ha qualche pregio ma molti difetti: non può continuare a vivere alla giornata, deve governare con un disegno chiaro, e ricreare la politica nel partito, che invece sta indebolendo.

Va aggiunto: Renzi, bravo a interpretare le parti più disparate, non può seguitare la sua recita troppo a lungo, fra riforme che non ci sono ma delle quali si parla tanto – con l’aiuto di giornalisti embedded – fra colpi di bacchetta magica alla scuola, all’impresa, alla ripresa che restano immutate, con grassazioni alle pensioni dei meno fortunati, assottigliate senza neppure le lacrime della Fornero, ma con il tentativo di minimizzare con battute che sembrano ironiche. Toscana: terra di sanguinosa ironia.

Alla mensa dei poveri La Pira, giorni fa due italiani e una tunisina mi dicevano di guadagnare due Euro il giorno. Un cinese, per tre. In aziende italiane. Dov’è chi dovrebbe controllare nei fatti, non nelle battute?
Bene. Il presidente ha fatto la sua ‘blitzkrieg’, fidando nel fatto che l’Italia presa alla sprovvista si lascia sempre conquistare facilmente. Romanticamente si dà. Ma poi l’amore passa e riaffiorano le vecchie magagne. I dolori momentaneamente dimenticati. Le malattie croniche che nessuno ha attutito. Ed eccoci all’oggi. Alla crisi dell’innamoramento.

Non esiste più né destra né sinistra. Esiste un’Italia che non vota, e quella che vota toglie consensi al Pd, del quale il Premier è Premier. Un eccessivo accumulo di cariche che dovrebbe essere interdetto perché o si lavora per il partito o per il Paese. Altrimenti uno dei due ne soffre. In questo caso poi, a soffrire sono in due: partito e Paese. Non è un bell’affare.

Ora, stabilito questo dualismo nefasto, si dice che il segretario del Pd abbia in animo di annullare le primarie nel suo partito. Per disporre tutto quanto a suo piacimento al Nazareno. L’Italicum fa il resto per palazzo Chigi: così come stanno le cose gli consentono di governare per un bel po sia partito che Nazione. Una sorta di sinecura.

Domanda. Che fine ha fatto la democrazia? Se un quarto di quello che ha fatto o solo pensato Renzi, lo avesse fatto o pensato non dico Berlusconi, ma lo stesso Bersani o il giovane Letta, si sarebbe scatenato uno tsunami. Nel nostro caso invece, la sinistra, prigioniera di un cupio dissolvi, si lascia divorare, e la destra rimbecillita e impegnata in una lotta fra marescialli – fatta eccezione per certe estreme già piuttosto confuse da tempo ma che fanno proseliti – si sfrangia, si azzanna, litiga. Agonizza…
Come cani attorno a un osso spolpato.

Per chi segue la politica, un una situazione come questa si delinea la morte delle opposizioni e quel che è peggio, la metamorfosi dei partiti: in questo caso una sinistra in crisi potrà riprendere forza fondendosi con una destra in crisi. Il risultato è drammatico: la fine del pluralismo politico e il riaffermarsi di una sinistra democristiana che già spadroneggia da tempo nel Pd.

Se fossi di sinistra, piangerei.
Siamo in piena operetta che ha tutti i presupposti per mutarsi in tragedia. E nessuno, dico nessuno, ha un’idea su cosa fare. Eccetto Renzi che ne ha quaranta il giorno di idee, e fida nella velocità di parola e di messinscena di una apparente fattività: tutte cose che nascono giorno giorno e muoiono all’alba del giorno dopo con le ali bruciate.

Questa è l’ultima immagine dell’Italia. Non più il calabrone di Galbright, che aveva ali troppo piccole per volare ma comunque volava, ma una farfalla con le ali bruciate che tuttavia pensa ancora di poter volare agitando i moncherini come fanno i bambini con le braccia quando giocano a far l’aeroplano. Il premier invece, quando pensa di poter volare ci crede davvero. Lui non agita neppure le braccia, fa senza, ma l’Italia precipita.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui