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Banca Etruria, proteste davanti a casa Boschi per il decreto “Salva Banche”

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Protesta direttamente davanti alla casa della famiglia del ministro Maria Elena Boschi a Laterina (Arezzo), il cui padre Pierluigi è stato l’ultimo vicepresidente di Banca Etruria, da parte di alcune decine di risparmiatori e clienti che si ritengono vittime del così detto decreto ‘salva banche’.

Una manifestazione nella piazza dello stesso paese di Laterina era stata annunciata nei giorni scorsi, ma prima di recarsi nel piccolo centro, i manifestanti hanno voluto anticipare il loro presidio proprio davanti all’ abitazione dei Boschi. Esposti cartelli e striscioni contro il decreto e richiedere i soldi considerati persi, nonché altre scritte contro il ministro Boschi, il premier Renzi e il Governo. La protesta è stata rumorosa, con fischietti e tamburi, ed è stata attuata presso il cancello dell’abitazione. E’ durata circa mezz’ora, poi i manifestanti si sono trasferiti in corteo nel paese di Laterina, che dista circa un chilometro. La protesta si è svolta in modo pacifico. Dall’abitazione dei Boschi non c’è stato alcun segnale di reazione.

La protesta è stata organizzata dall’Associazione Vittime del Salva-Banche, che rispetto a quanto annunciato ha deciso un fuori programma: hanno anticipato il raduno previsto inizialmente in piazza della Repubblica, con un blitz davanti alla villetta della famiglia Boschi, nella parte bassa del paese.

I manifestanti hanno urlato slogan, fischiato ed esposto cartelli e striscioni contro il decreto salva-banche varato dal governo il 22 novembre scorso, contro il ministro Boschi, il padre Pier Luigi Boschi, che è stato vice presidente di Banca Etruria prima del commissariamento del febbraio 2015, il presidente del Consiglio, il governo e il Pd.

Dopo circa mezz’ora di presidio davanti all’abitazione, i manifestanti si diretti in corteo nel centro storico di Laterina, percorrendo circa un chilometro a piedi prima. Numerosi i cittadini che hanno seguito il percorso. Poi in piazza della Repubblica, davanti alla chiesa, alcuni dei manifestanti hanno raccontato il proprio dramma personale con la perdita di quanto sottoscritto con le obbligazioni subordinate. Nella piazza erano circa 300 le persone presenti, che hanno scandito nuovamente numerosi slogan contro il ministro Boschi, il governo e il Pd.

Prima dello scioglimento del presidio, un manifestante ha indossato una parrucca e si è improvvisato giudice popolare chiedendo ai presenti di emettere un verdetto sulla famiglia Boschi in relazione al decreto salva-banche. ““Colpevoli!”, è stato il grido che si è levato dalla piazza.

Il sit-in piazza della Repubblica si è chiuso con un fuori programma. Don Mario Ghinassi, parroco di Laterina, al termine della messa è uscito dalla chiesa e dopo aver preso il megafono in uso ai manifestanti ha dato la benedizione ai presenti e ha espresso parole di vicinanza alle persone che hanno perso i propri risparmi.

La scelta di piazza della Repubblica per il presidio di protesta non era stata casuale, perchè lì si trova la chiesa dove ogni domenica mattina si reca il padre del ministro Boschi alla messa (questa mattina però Pier Luigi non si è visto e in paese dicono che la famiglia oggi non c’era).

“La protesta va avanti”, ha fatto sapere Letizia Giorgianni, portavoce dell’Associazione Vittime del Salva-Banche, annunciando la possibilità di costituzione di parte civile nel processo per bancarotta fraudolenta che si potrebbe aprire nei confronti della vecchia Banca Etruria.

Dopo diverse manifestazioni a Roma e Arezzo, davanti alla sede dell’istituto di credito, gli ex obbligazionisti si sono recati a Rignano sull’Arno (Fi), il paese della famiglia del premier Matteo Renzi, e ora a Laterina, paese della famiglia Boschi. Tra le prossime tappe della protesta anche un presidio davanti alla sede dell’Abi.

Intanto a giorni dovrebbe essere presentato il ricorso contro lo stato di insolvenza della vecchia Banca Etruria da parte degli avvocati di Lorenzo Rosi, l’ultimo presidente dell’istituto di credito aretino. L’insolvenza è stata dichiarata dal Tribunale fallimentare di Arezzo lo scorso 11 febbraio.

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