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Tatuaggi, cosa c’è da sapere?

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Sette milioni di italiani possiedono oggi un tatuaggio (il 12,8% della popolazione). Per chi invece ancora non ce l’ha e vuole farsi tatuare simboli, disegni, scritte e volti impressi sulla propria pelle, la miglior soluzione per farlo in sicurezza è scegliere centri e tatuatori professionali, che rispettano tutte le norme igienico/sanitarie previste dalla legge italiana. “Anzitutto è importante rivolgersi a centri abilitati – spiega il dott. Paolo Sbano, dermatologo a Viterbo – è obbligatoria poi la firma, da parte del cliente, di un consenso informato relativo ai rischi, ai materiali e ai prodotti utilizzati. Rivolgetevi poi a tatuatori che fanno uso di guanti, maschera e camice monouso, che utilizzano aghi sterili e sempre monouso e, soprattutto, che forniscono informazioni sulla composizione degli inchiostri che devono anch’essi essere sterili, atossici e utilizzati in contenitori porta pigmenti monouso. Infine è importante evitare di scegliere parti anatomiche in cui sono presenti nei, o zone della pelle che non siano integre, sane e adeguatamente disinfettate. Qualora dovessero insorgere dei problemi, è importante rivolgersi subito al proprio medico di fiducia”. Secondo una analisi del Renaissance Observatory, l’osservatorio sulle tendenze legate al mondo della medicina estetica, basata sui dati dell’Istituto Superiore di Sanità, solo il 41,7% degli italiani è adeguatamente informato sulle controindicazioni che possono verificarsi quando ci si fa un tatuaggio. La restante parte, invece, ovvero il 58,3%, ha un’informazione molto generica su quelli che possono essere i rischi. Tra quelli considerati più frequenti, al primo posto ci sono le reazioni allergiche (79,2%, i dati sono stati raccolti intervistando un campione di quasi 10mila persone, rappresentativo della popolazione italiana).
“Queste reazioni – continua il dott. Paolo Sbano, – sono causate dal fatto stesso di iniettare sostanze nel nostro organismo. Ci sono poi pigmenti più rischiosi di per sé, come il rosso, l’arancione o il rosa, che contengono materiali metallici come il ferro, che sono più reattivi per l’organismo. Il rosso, in particolare, provoca più facilmente una reazione allergica”.
La tecnologia laser permette di rimuovere o modificare un tatuaggio “problematico” che ha creato una reazione allergica o che semplicemente non si desidera più (ci hanno pensato almeno una volta 6 italiani su 10), mentre il 30% di chi ne possiede (o possedeva) uno, lo ha già fatto. Le ragioni sono molteplici, dai gusti che cambiano, a un amore finito, o magari la voglia di sostituire il vecchio tattoo con uno completamente nuovo, come ha fatto di recente anche Johnny Depp, con il suo tatuaggio dedicato ad Amber Heard e trasformato da “Slim” (soprannome della ex compagna) a “Scum” (feccia).

Cosa è bene sapere, dunque, quando si decide di affrontare un intervento di rimozione, che sia per cause estetiche o per motivi di salute? Anzitutto è bene ricordare che non tutti i tatuaggi si possono rimuovere facilmente. Perché alcuni colori sono più difficili da togliere, rispetto ad altri. Quali? “Sicuramente il giallo e il bianco – prosegue Sbano – per questi due colori non abbiamo una tecnologia in grado di garantire un risultato soddisfacente. Per tutti gli altri, esiste un ventaglio di soluzioni di trattamenti laser. Dobbiamo comunque sottolineare che il processo di rimozione richiede tempo e pazienza perché è influenzato da numerosi fattori (colore della pelle e del tatuaggio, area anatomica tatuata, tipo e quantità di inchiostro, dimensione), oltre che, in primis, dalla capacità dei macrofagi di “fagocitare” le particelle di pigmento che si sono disgregate in seguito all’emissione del laser. E’ quindi determinante un’accurata diagnosi da parte del dermatologo a cui ci si è rivolti per rimuovere il tatuaggio. Tra le tecnologie disponibili, una novità è la Mixed Technology di Q-PLUS MT EVO. Questo sistema laser permette di combinare, in un’unica e simultanea emissione, due lunghezze d’onda diverse coprendo così una “tavolozza” con gradazioni e virature (ne possiamo avere di diverse, sullo stesso tatuaggio, nel corso delle varie sedute) di colore più ampia rispetto alla singola emissione e con un numero di “passaggi” ridotto. Questo va a tutto vantaggio sia del medico che del paziente. Il primo lavora con più efficienza sfruttando contemporaneamente due “principi di azione” diversi e complementari, il secondo deve “subire” meno “passaggi” del laser sulla zona da trattare, ricordiamo infatti che togliere un tatuaggio è spesso un’operazione dolorosa”. Proprio per facilitare diagnosi in caso di allergie e la successiva rimozione del tatuaggio o il tattoo-changing, il consiglio che vi diamo è di richiedere al tatuatore copia delle schede degli inchiostri iniettati nella pelle in modo da poter risalire alle sostanze utilizzate.

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