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Gas. L’Ue risparmia per l’inverno

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Gli Stati membri dell’Ue, davanti alla sfida della Russia di Vladimir Putin che apre e chiude i rubinetti del gas a proprio piacimento, usandolo come “arma”, rispondono uniti e approvano un piano per risparmiare il 15% di metano dal primo agosto 2022 al 31 marzo 2023 rispetto alla media dei cinque anni precedenti.

Il piano proposto dalla Commissione Europea mercoledì scorso è stato rivisto in alcune parti, cosa che lo ha reso ancora più sofisticato e complesso, dato che “l’Europa funziona così”, come dice il ministro tedesco Robert Habeck. La sostanza, tuttavia, rimane tutta nella versione approvata oggi dal Consiglio Energia straordinario a Bruxelles.

La presidente Ursula von der Leyen si compiace del via libera del Consiglio: ora, dice, “siamo pronti ad affrontare la questione della sicurezza energetica su scala europea, come Unione”. Inoltre, la Commissione ha diffuso agli Stati una dichiarazione in cui afferma di essere al lavoro “con urgenza” per studiare le modalità di introduzione di un tetto al prezzo del gas nell’Ue e che intende presentare proposte concrete in autunno.

Il price cap sul gas è una richiesta che l’Italia fa da tempo: il presidente del Consiglio Mario Draghi ha ottenuto che fosse esplicitamente menzionato nelle conclusioni di due Consigli Europei consecutivi. I ministri hanno anche discusso, in pubblico, della proposta greca che mira a sganciare il prezzo dell’elettricità da quello del gas: la discussione in diretta, molto veloce, ha riproposto la divisione nord-sud, con Italia, Spagna, Portogallo e Francia a favore della linea greca, e il Nord contro, con il Lussemburgo che invitava alla prudenza, anche se il ministro tedesco Robert Habeck è parso aperto alla discussione.

A livello quantitativo, in realtà il 15% iniziale, uguale per tutti gli Stati membri, è stato trasformato in un obiettivo più flessibile, applicato ad una diversa “base imponibile”, come ha detto il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, calcolata in base alle caratteristiche dei Paesi. Per l’Italia, il target di risparmio sarebbe pari al 7%, già coperto dai piani già annunciati per rispettare l’accordo di Parigi sul clima, secondo quanto ha detto Cingolani. Il motivo è che Italia, Spagna e Portogallo, ha spiegato un’alta funzionaria Ue, sono accomunati da un tasso di interconnessione limitata con il resto dell’Unione, in rapporto al loro mercato interno: il nostro Paese è più interconnesso rispetto a Madrid e Lisbona, ma ha un mercato interno “enorme”, quindi potrà godere di uno sconto, portando la riduzione al 7%, a patto che rispetti una serie di condizioni.

A livello Ue l’obiettivo in cifre assolute è passato da 45 mld di metri cubi in otto mesi, che era la prima versione della Commissione, ad una “forchetta compresa tra 30 e 45 mld di metri cubi” nella versione rivista. Sono due obiettivi diversi, ma per la presidenza ceca si tratta di un “compromesso forte ed equilibrato”. Non è detto, inoltre, che la Commissione, sapendo che gli Stati si sarebbero battuti per annacquare l’obiettivo (alla vigilia si ipotizzavano obiettivi di risparmio percentuale a cifra singola), non abbia sparato alto intenzionalmente in prima battuta, com’è normale nella dialettica negoziale comunitaria, per poi ripiegare comunque su livelli ritenuti comunque confortevoli.

La Commissione, spiega un’alta funzionaria Ue, ha esaminato diversi scenari, tra qui quello di un inverno 2022-23 medio e quello di un inverno particolarmente freddo, sempre con un taglio totale delle forniture russe. Il gap nel secondo caso sarebbe di circa 45 mld di metri cubi, che è il “best endeavour target”, cioè l’obiettivo massimo. L’altro scenario è quello di un inverno medio, e in questo caso saremmo a 30 mld di mc di risparmio necessario. Ci sono diverse variabili che non possono essere calcolate ora, ma per la Commissione il regolamento, anche con le deroghe, raggiunge obiettivi quantitativi sufficienti ad affrontare l’inverno con una certa tranquillità. Per dirla con Cingolani, se ci sarà bisogno di fare di più lo si farà, ma per ora l’obiettivo sembra sufficiente.

In Consiglio oggi non c’è stato un voto formale sul regolamento, che verrà approvato per procedura scritta nei prossimi giorni: Ungheria e Slovacchia hanno chiaramente espresso la propria contrarietà, ma l’accordo politico è stato raggiunto ugualmente, dato che, se ci fosse stato un voto, sarebbe stato a maggioranza qualificata e Budapest e Bratislava sarebbero uscite comunque sconfitte. Soddisfatta la presidenza ceca di turno, per aver compiuto una “missione impossibile”, cioè raggiungere un accordo su un regolamento del Consiglio in soli sei giorni. Da notare che sull’energia il gruppo di Visegrad, granitico sulle migrazioni, sembra essersi disintegrato: il ministro ceco Jozef Sikela ha risposto seccamente di aspettarsi “di tutto” dall’Ungheria. “E’notevole che si sia raggiunto un accordo del genere in meno di sette giorni”, sottolinea la commissaria all’Energia Kadri Simson. Per la politica estone, “la discussione in Consiglio ha dimostrato che la solidarietà funziona meglio quando vengono tenute in considerazione le specifiche situazioni degli Stati membri”.

Il piano rivisto prevede anzitutto un rafforzamento dei poteri del Consiglio sul meccanismo di allerta, che rende l’obiettivo del 15% obbligatorio, da facoltativo. Attualmente l’Ue è in stato di preallerta, ma nessuno si illude che la Russia non usi quest’inverno il gas come “un’arma”, dato che la decisione di tagliare le consegne alla Germania attraverso il gasdotto Nordstream 1 è stata “politicamente motivata”, secondo la commissaria Simson. L’allarme viene dichiarato dal Consiglio su proposta della Commissione, la quale agisce se constata un eccesso drammatico di domanda di gas, una grave carenza di offerta o se almeno cinque Stati membri glielo chiedono (nella proposta originaria erano tre). Il regolamento durerà solo un anno, dato che è uno strumento “eccezionale”, sottolinea il Consiglio. La scelta delle misure da adottare per risparmiare gas spetta agli Stati membri, che aggiorneranno i piani già adottati per economizzare energia e li presenteranno alla Commissione, che ne monitorerà l’attuazione.

Vengono poi introdotte deroghe “mirate e molto specifiche”, secondo il ministro ceco Jozef Sikela, che valgono anzitutto per gli Stati insulari come Irlanda, Cipro e Malta (le uniche deroghe automatiche) che, non avendo connessioni dirette con i sistemi per il trasporto del gas nel resto dell’Ue, se anche risparmiassero tanto gas non potrebbero comunque consegnarlo ai partner bisognosi in tempo utile. C’è anche una deroga per gli Stati che riempiono le scorte più rapidamente, eccedendo i target. Possibilità di esenzione dall’obbligo di risparmio anche per i Paesi baltici, la cui rete elettrica è agganciata a quella russa e che sono dipendenti dal gas. L’eccezione è necessaria per scongiurare il rischio di una crisi elettrica di grande portata in quei Paesi, nel caso la Russia dovesse tagliare i collegamenti. “Non è una deroga che si applica ora, ma che potrebbe scattare in futuro”, precisa un’alta funzionaria Ue.

C’è poi un’eccezione per “industrie fondamentali” che utilizzano il gas come materia prima nelle lavorazioni, per essere certi che “l’Ue non danneggi la sua stessa economia”. Come ha sottolineato esplicitamente la ministra francese Agnès Pannier-Runacher, senza l’industria chimica tedesca, molto dipendente dal gas, rischia lo stop l’intera industria europea, dato che le catene del valore in Europa sono “strettamente interconnesse”. E’ lo stesso argomento, a parti rovesciate, che nel 2020 convinse Angela Merkel a dare via libera a Next Generation Eu: senza l’industria meccanica della Val Padana, le spiegarono i top manager delle case automobilistiche tedesche, semplicemente non sarebbero più state prodotte Bmw, Volkswagen o Porsche.

E’ per quello che all’Italia sono arrivate centinaia di miliardi di euro, tra trasferimenti e prestiti, sia pure con milestones e target intermedi. Ora la solidarietà andrebbe in senso contrario, da Sud verso Nord. Ma nell’Ue, ha detto il ministro irlandese Eamon Ryan, leader dei Greens, gli ecologisti irlandesi, “c’è solidarietà e, anche se la Germania è uno dei membri più grandi, è appropriato mostrarle solidarietà, perché nella solidarietà cresciamo tutti”. Possibili sconti anche per gli Stati membri che hanno limitate interconnessioni con il resto dell’Ue, dato che avrebbero una “capacità limitata” di fornire aiuto agli altri Paesi.

C’è poi una deroga mirata per gli Stati che vivono “rischi eccezionali di una crisi elettrica, nel caso dell’aumento del consumo di gas nella produzione di energia”, dice Sikela. Per esempio, si tratta di una deroga possibile per Paesi colpiti dalla siccità, per cui la quota di produzione dall’idroelettrico decresce, mentre quella dal gas sale. Anche in questo caso, si tratta di una deroga eventuale. La riduzione della domanda, per la Commissione, deve essere fatta non a detrimento della costituzione delle scorte, in ogni caso, che a livello Ue oggi sono piene al 66% circa (in Italia al 70,5%). Un livello che non garantisce completamente in caso di interruzioni delle forniture di gas naturale da parte della Russia: per questo serve un piano di risparmio. Inoltre, le strutture di stoccaggio di Gazprom nell’Ue, sottolinea l’alta funzionaria Ue, sono tutte “a un livello significativamente più basso”, cosa cui si tenta di rimediare nel regolamento sulle scorte.

A breve termine, il piano di risparmio limiterà le conseguenze per tutti i cittadini europei di una crisi sul gas, mentre a medio termine “tutti ne beneficeremo”, per Sikela. Lo strumento che attuerà tutto questo sistema è un regolamento del Consiglio: quando scatterà lo stato di allerta, gli obiettivi diventeranno obbligatori, salvo per le tre isole (Irlanda, Malta e Cipro). La Commissione monitorerà regolarmente l’attuazione dei piani nazionali: se ci fosse un problema, chiederà allo Stato in questione di chiarire come intende raggiungere il target. Se uno Stato chiede solidarietà ad altri, deve dimostrare di aver fatto tutto il possibile per risparmiare gas a livello interno. In Consiglio non si è discusso di sanzioni per chi non dovesse rispettare gli obiettivi obbligatori, ma il sistema è concepito in modo da incoraggiare un comportamento responsabile da parte di tutti, tramite la ‘peer pressure’, la pressione tra pari. Nelle parole della presidenza ceca, “l’unità e la solidarietà sono le armi migliori” che l’Europa ha contro i “giochetti di Vladimir Putin”.

(di Tommaso Gallavotti)