Home VETRINA Mulina in ritardo, Visarno senza permessi Patty Smith costretta a emigrare all’Anfiteatro

Mulina in ritardo, Visarno senza permessi Patty Smith costretta a emigrare all’Anfiteatro

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Patti Smith cantautrice americana e la sua band celebrano i quarant’anni di questo disco considerato una pietra miliare della storia del rock, con un tour mondiale che questa sera giovedì 18 giugno ferma all’Anfiteatro delle Cascine (ore 21,15 – biglietti 35/30/20 euro – prevendite www.boxofficetoscana.it – www.ticketone.it – info tel. 055.0460993 / 055.667566 – www.lndf.it – www.bitconcerti.it). Gli organizzatori hanno dovuto spostare il concerto. I motivi? Le solite impreparazioni, la burocrazia, aver venduto prima la pelle dell’orso. Mulina in ritardo con i lavori, Visarno senza permesso della sovrintendenza. Nessuno, infatti, aveva chiesto un parere alla Soprintendenza essendo le Cascine un parco vincolato. E così Patti Smith suonerà all’Anfiteatro.

Sul palco insieme a lei, Lenny Kaye alla chitarra e Jay Dee Daugherty alla batteria, storici compagni fin dal 1975 e presenti in studio durante la registrazione di “Horses”, il figlio Jackson Smith alla chitarra e Tony Shanahan al basso, che collabora con Patti dal suo ritorno sulla scena, dalla metà degli anni Novanta.

Sacerdotessa del rock, pasionaria di Chicago, poetessa e sciamana, Godmother of Punk… Molte sono le etichette che nel corso degli anni hanno provato a definirla. Ma Patti Smith è Patti Smith. Una straordinaria autrice e interprete, una delle figure femminili più carismatiche e dirompenti della storia della musica. Che dalla fine dei Sessanta continua a rinnovarsi e a catturare anche le generazione più giovani con l’intensità visionaria della forza che emana. “Horses”, il meno elettrico dei suoi dischi degli anni ’70, convulso, originale, punk è un disco unico, il prodotto e l’opera di una band. Segna l’ingresso di un nuovo linguaggio musicale, ancora oggi di un’attualità sorprendente, che ha influenzato e ispirato molti musicisti, come, storia ormai nota, il giovane allora Michael Stipe, futuro leader dei Rem.

Da “Gloria”, cover del brano di Van Morrison, che apre il disco, a “Redondo Beach” dal ritmo reggae, nato dopo una violenta lite con la sorella, ai lunghi 9 minuti di “Birdland”, suite di piano voce e chitarra. E ancora “Free Money”, “Kimberly” dal tocco new wave, “Break it up” dove emerge la chitarra di Tom Verlaine, fino a “Land” vero capolavoro del disco, divisa a sua volta in tre momenti: “Horses”, “Land Of a Thousand Dances”, “La Mer(De)”. Fino all’ultima traccia “Elegie”. Di sicuro “Horses” rappresenta un vero è proprio spartiacque nel modo della musica rock, traghettando dal passato nel futuro nuove sonorità e intenti indelebili.

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