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Con la scandalo Volkswagen, la Germania ha imboccato il cammino della favola del “re nudo”

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Di Umberto Cecchi

Dio mio, allora anche le Germania, la Grande Germania che passa attraverso la storia suonando tamburi a vittoria sostenendo Gott mit uns, tamburi che poi cambiano musica, e battono regolarmente cupi suoni di disfatta, come nel ’18 e nel ’45, anche la Grande Germania , dicevo, Dio mio, ha una sua fragile umanità: Mente con disinvolta sfacciataggine come sta accadendo per l’affaire VW, pur di vendere i propri prodotti e convincere il mondo che sono i migliori; manovra sporchi giochi di frontiera e bara sugli accordi e le alleanze internazionali, quando avverte che aprirà a tutti i profughi siriani i suoi valichi, e poi in realtà sbanda, li richiude, litiga al suo interno come se fossimo in un condominio, e rischia di rimettere in discussione uno dei tanti pilastri instabili dell’Unione Europea: la libertà di movimento all’interno dei paesi firmatari raggiunta grazie al trattato di Shengen. Minaccia che destabilizza a tal punto l’Unione da far sì che l’Ungheria alzi addirittura muri e che altri paesi UE puntino a disconoscere l’accordo.

Perché il problema è che accanto all’accordo di Schengen dovrebbe esserci un accordo sulla gestione dell’immigrazione. Prima morale, poi economico. Ma prima di tutto morale. E che quello economico sia non di strozzinaggio sul lavoro, ma di equanimità.

Il problema è che anche la ‘Grande Germania’, come la Chiamava Guglielmo imperatore applaudito dai tedeschi; il ‘Reich’, come la definiva Hadolf Hitler il Fuhrer, anche lui sommerso dagli applausi del suo popolo festante, una Germania che comunque sia governanti e governati seguitano a considerare ancora e sempre come Uber alles – sopra tutti e tutto – comincia a risentire di questa manifesta superiorità e ha imboccato, sia pure con evidente arroganza, il cammino della favola del re nudo.

La vicenda VW, nella sua nuda semplicità truffaldina, è gravissima. Non tanto da un punto di vista materiale ed economico, ma certamente da quello morale: ha messo in risalto che anche i giganti hanno i piedi d’argilla e che porsi a giudici del mondo è facile se si sottolineano solo le magagne altrui e si nascondono sotto il tappeto le proprie. Una vicenda d’antan, insomma, quando a ogni piè sospinto i Paesi tiravano fuori il segreto di Stato per coprire crimini e soprusi fatti in qua e là dal colonialismo. Paesi che ormai avevano più o meno abbandonato questo vezzo, nel quale ora ricade in maniera davvero vergognosa la Germania. Convinta davvero d’essere la colonizzatrice d’Europa. E che a lei, le bugie siano permesse. Perché utili ai propri interessi. Quante altre ce ne saranno ancora che non sono venute a galla?

Solo un’altra nazione si permette altrettanta arroganza nel guscio europeo: l’Inghilterra, che mantiene intatta la sua Sterlina ma pretende di amministrare drasticamente il nostro Euro. E’ un’isola all’estrema Europa, dove ogni tanto si parla di divisioni etniche, ma convive sfacciatamente more uxorio con l’America, servendola su tutto, per far sapere – come quando andavamo all’asilo – che sì, eravamo mingherlini ma avevamo come amico più grosso della classe.

La storia, è cosa vecchia, non insegna mai nulla a nessuno. Ma confessiamolo, c’è chi batte tutti quanti nel non voler capire. La Germania è fra questi. Il pericolo è che i farisei assieme a se stessi facciano crollare anche quel fragile, spesso inutile tempio razzista che è l’UE all’interno di se stessa. Un razzismo che non ha niente a che vedere [o quasi] coi flussi  migratori da Asia e Africa, ma con gli stessi popoli europei uniti [soltanto e male] nel nome dell’Euro.

 

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