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I bus di Rossi alla marsigliese. Non è una questione di trasparenza ma politica.

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di Umberto Cecchi

Sicuramente nella gara dedicata a dare incarichi per la mobilità in Toscana, non ci sono punti oscuri. Tutto è trasparente come ha tenuto a sottolineare con insistenza il governatore Rossi. E io sono convinto che questa trasparenza ci sia. E che sia anche più o meno facilmente controllabile.

Il problema di questa vicenda di autobus e tram, di collegamenti viari di mezza Toscana, di capacità di accorciare le distanze fra una parte e l’altra della nostra regione con un buon servizio, non è nei tecnicismi dei bandi e dei concorsi o delle gare d’appalto, il problema è tutto politico. Risiede in quella parte della società che dalla politica si aspetta anche incentivi e incoraggiamenti. Aiuti all’impresa pubblica o privata che sia. Sostegno agli imprenditori e ai loro dipendenti, in un momento in cui ce n’è un bisogno assoluto. Invece ancora una volta si guarda fuori dei confini nazionali, si finisce per aprire la strada a Paesi che con noi Europa unita o no, non aprono neppure un dialogo. Spesso ordinano.

Non sono e non voglio assolutamente essere un esperto di collegamenti viari, detesto i treni pendolari perché li ritengo un problema grave per i pendolari stessi, trattati come una volta lo erano i vitelli sui carri bestiame: stipati in una carrozza maleodorante, dove nessuno impone un minimo di educazione della convivenza. Un giorno si ritarda per chi sa cosa, il giorno dopo si ritarda ancora per chi sa cosa. Perché nessuno ha il garbo di spiegarti perché. Né sa chiarirti com’è che una corsa viene sospesa o bloccata in una qualche stazione periferica.

Per gli autobus, quelli urbani ed extraurbani il discorso è ancora più ampio e più grave, che si aggrava adesso con questa scelta esoterica della Regione. Esoterica perché in pratica va a pescare fuoricasa quello che invece dovrebbe cercare in casa sua. Aiutando le imprese. E anche se Rossi dice che tutto va bene, e che le imprese lavoreranno ugualmente, ha il dovere politico di spiegare come. Di scogliere nodi che sono sempre più stretti. Più scorsoi.
Per questo sarà bene tenere sotto osservazione l’intera vicenda, capire se davvero le nostre aziende non ne usciranno indebolite, messe da una parte, escluse dalla garanzia di potere mantenere in piedi le strutture e far lavorare i dipendenti senza tagli, altrimenti emergerà che la Regione Toscana avrà fatto la famosa corsa del Battistoni, penalizzando alla fine le nostre aziende.
Cosa che dimostrerebbe che ancora una volta preferiamo ascoltare le richieste che arrivano dall’Europa, piuttosto che quelle di casa. Sì lo capisco: ci sono gli accordi internazionali, ci sono le gare, ma i francesi non avevano già avuto l’appalto della linea Firenze Scandicci?
Mi piacerebbe ricordare a Rossi che è stato eletto nella Regione Toscana, non in quella della Marna. Ricordargli che molte delle nostre imprese autoferrotranviarie sono pian piano sparite, perché soppiantate bellamente da quelle straniere. Per insulsaggine politica.
E se tornassimo a dare una mano a quelli di casa nostra? Come fatto tutti gli altri paesi europei soprattutto nelle loro regioni, bund o come diavolo vogliono chiamarli?
No, non è questione solo di trasparenza. E’ prima di tutto una questione di buonsenso e di buona politica.

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