Home CRONACA di Umberto Cecchi Musei fiorentini: dall’età dell’oro all’età delle zecche

di Umberto Cecchi Musei fiorentini: dall’età dell’oro all’età delle zecche

admin
493
0

Torniamo alla natura, anche se la natura comincia a stufarsi del nostro modo di procedere nei suoi confronti. Torniamo alla natura, e la natura paziente torna a noi. E che ti inventa per farci sapere che sarà sempre lei a dire l’ultima parola? Inventa i piccioni, e una volta inventati mette loro addosso  zecche e pidocchi vari, e li invia per il mondo a farsi un po’ di cultura.

E così quelli, rispettosi degli ordini se ne vanno a giro per musei. Dove trovare di meglio per acculturarsi se non agli Uffizi, dove, hanno sentito dire, non è che i fiorentini facciano feroci battaglie per andarvi. Sì magari, da giovani, ogni tanto,  ce li porta la scuola, ragazzotti indocili e assolutamente indifferenti ai tesori in mostra. Roba da poco,meglio Hugo Prat. Vuoi mettere i nudi di Valentina di Crepax, con quelli di Venere del Botticelli? Quella che, chi sa perché pensano i ragazzotti, in tanti vengono a vedere da ogni parte del mondo.

Insomma, i piccioni vanno agli Uffizi e ne sono incantati e allora che fanno? Lasciano lì come compenso per la visita, un po’ delle loro zecche. Che prolifiche s’infilano a sciami qua e là: qui in una cornice dove i tarli hanno già lavorato, la’ in una tela, scambiata per epidermide. Vi si insediano da padrone e provano un brivido, una strana sensazione d’essere zecche colte. E addirittura di potere migliorare, anche perchè nel frattempo hanno incontrato, nelle lunghe serate senza luce, torme di coltissime blatte che pur senza una guida autorizzata, se ne vanno a spasso, sala par sala, a godersi il Tondo Doni e il colori irripetibili della ‘Nascita di Venere’ e delle ‘Stagioni’. Non le quattro stagioni, che si potrebbero confondere con alberghi di lusso dai nomi stranieri nei quali non sono assolutamente ammesse, ma semplicemente ‘Le Stagioni’.

Gran tour davvero quello di blatte e zecche qua è là per le stanze del più grande museo del mondo. Poi, all’alba, in buon ordine si ritirano nelle loro cornici, nei loro anfratti e lasciano spazio ai turisti, quelli che vengono da lontano, perchè quelli di città come noto, si contano sulle dita di una mano. Pazienza, pensano, quando avremo finito i nostri studi qui, ci imbarcheremo su un turista curioso e ce ne andremo con lui al museo del Novecento, o forse, chi sa, da altre parti, a tenere alto il nostro livello culturale e il numero dei visitatori locali.

Sia chiaro, non ho nulla contro l’acculturarsi di blatte e zecche, e sono anche convinto che qualche altro grande museo del mondo, si coltiva silente questi visitatori. Che però non si mostrano, evitano di farsi vedere e in questo modo di  aprire un dibattito pubblico sulla loro emancipazione e sulla necessità di creare un ricco, colto, elegante e irripetibile centro di proliferazione delle medesime, come ad esempio i nostri musei, una delle ormai rare ricchezze che ci sono rimaste, visto che già molte delle nostre aziende stanno espatriando per evitare ulteriori vessazioni da parte di questo governo che annuncia a gran voce di procedere a sgravi, ma in silenzio li aumenta. E affossa ancor più la nostra residua economia.

Dopo quella dell’oro, svanita da tempo, è arrivata l’età della zecca, Dio ci protegga. Ma temo si sia poco da fare. Oddio, una soluzione forse ci sarebbe: Renzi potrebbe ordinare alle blatte di astenersi. Dai musei, ovviamente. Per quanto riguarda il voto, si vedrà.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui