Home VETRINA Biffoni e Fossi non rischiano la poltrona. “Inceneritore?Sesto vada da sola”

Biffoni e Fossi non rischiano la poltrona. “Inceneritore?Sesto vada da sola”

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di Umberto Cecchi

Dimissioni a catena dei segretari cittadini e non solo cittadini, nel Pd in Toscana. Sintomo di un malessere politico profondo. Della necessità di ritrovare una strada che porti a qualcosa di costruttivo, non alla liquefazione di un partito che da storico che era, è diventato un mix  effimero. Qualcosa di incerto. La sconfitta di Fassino a Torino, sostengono i politologi, nasce dalla politica nazionale, non da fatti amministrativi. Niente da dire su Fassino, troppo da dire sul governo, che si è dimenticato dei poveri che aumentano in modo esponenziale. Il No non è stato per Fassino, spiegava ieri un ex operaio Fiat nel quartiere del Lingotto, il no è al governo, incapace di venire incontro alle necessità dei meno abbienti.

Più di un esponente di sinistra ha fatto il mea culpa, o meglio il ‘sua culpa’ attribuendo a Renzi di aver fatto tanto rumore per nulla. Anzi tanto rumore per nascondere le gravi dimenticanze verso il Paese. Quello più povero, vessato da tasse assurde, da esigenze irremovibili volute dai pubblicani nei confronti di chi non è in grado di versare più un euro all’erario. Tralasciando spesso chi avrebbe avuto molto da pagare, avrebbe potuto pagare. Suici e miseria ancora più profonda sono stati il risultato di una politica cieca. Incapace di leggere la situazione del Paese.

L’ipse dixit di ministri raccattati qua e là ha portato a una debacle di fronte alla quale neppure Renzi ha potuto far finta di niente.  Le dimissioni dei segretari,  la cosa più seria avvenuta in politica degli ultimi tre anni, non sono un sintomo, sono la malattia ormai esplosa con virulenza. Sesto si è ribellato ai dictat del Pd metropolitano su inceneritore e aeroporto. Terra rossa quella di Sesto, non ha sopportato che si decidesse senza parere della gente. Terra rossa anche Prato e Campi, ma qui rossa annacquata, e le cose sono diverse: i due sindaci Biffoni e Fossi Pratesistono perché esiste Renzi, non sono in grado di opporsi a lui, e così è per i segretari cittadini. Obbedienti alle dispositive del capo. Decisi a difendere un sì all’inceneritore, inviso alla maggioranza, alla quale la città di Prato e il Partito Comunista, quello vero, si erano opposti per decenni. Oggi la cittadinanza non conta più, e i vertici si guardano bene dall’ascoltarla. Vertici che sono un orrido miscuglio fra ex democristiani incerti fra Dio e Marx, ma disinvolti nel prendersi cariche,  ed ex comunisti confusi fra un pallido sentore marxiliberista e tanta voglia di poltrone  e di potere. Una politica che ha fatto attorno a se terra bruciata, allontanando chi ancora avrebbe potuto dare una mano alla città, grazie a esperienza e impegno, a spolverando dal nulla  apprendisti impreparati al ruolo di amministratori.

Questa la realtà. Venerdì la direzione del PD dovrà esaminare molte cose. Renzi probabilmente cambierà rotta: dirà che il referendum non riguarda la stabilità del governo. Sosterrà di non aver mai detto una cosa simile. Giocherà alle tre carte coi suoi e con il Paese che si avvia verso una sorta di tsunami politico.

Un esempio di dove stiamo andando? La cosa più significativa viene da Roma, la magistratura, all’improvviso, il giorno dopo la elezione della Raggi, apre un fascicolo senza  individuazione di reato, dice, ma così per fare, sulla Raggi e il suo rapporto pregresso con la Asl.

Si apre, ci avreste mai creduto? Una battaglia giuridico politica di quelle che hanno sempre rovinato la città. Come si permette la Raggi di vincere?

Una volta avevamo la certezza del diritto.

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