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Di MASSIMO MATTEI Volevamo cambiare la storia della sinistra. Abbiamo cambiato la geografia, consegnando le nostre regioni alle destre

admin
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La maggioranza degli elettori non vuole il Pd. Mi pare chiaro. Non vogliono l’attuale gruppo dirigente, non vogliono i candidati del Pd sul territorio. Hanno sulle scatole i cloni di Renzi che pontificano nelle varie regioni. Ogni realtà adesso è diventata contendibile.
Gli elettori di sinistra sono stanchi dei post della Moretti e sono imbarazzati dall’avere nel partito dirigenti come Ernesto Carbone (quello del “ciaone”, frase che ancora come centrosinistra paghiamo). Abbiamo perso quasi dappertutto a parte lodevoli eccezioni.

In Toscana, Emilia ed Umbria disfatte. Riccione, Todi, Carrara, perse. Lucca conservata per duecento voti. Pistoia (no dico Pistoia) persa dopo settant’anni.
Abbiamo perso Genova, città progressista da sempre; città tra l’altro di uno dei ministri più importanti degli ultimi tre governi. L’Aquila che aveva ovviamente una valenza politica superiore ad altre città è persa. Abbiamo perso La Spezia, città di un altro autorevole ministro e dirigente del partito.

Qualcuno in questi giorni si dovrà dimettere. Non vedo altra soluzione. Perché una comunità di persone è stata sconfitta e con tutte le giustificazioni del caso e tutte le attenuanti quando si perde così si va a casa. Fare analisi serve a poco.

Servirebbero congressi veri e non post su Facebook. Riunioni drammatiche e non tweet. Periferie battute palmo a palmo e non foto su Instagram. Non perché i Social non siano importanti. Ma perché da soli non possono bastare.

I dati postati per dimostrare la sostanziale tenuta fanno la stessa tristezza del Bersani post elezioni 2013 che si arrampicava sugli specchi.
Si è perso. Diciamolo. Come Pd, come centrosinistra e come sinistra.
Si è perso e di brutto. Ha vinto il centrodestra che non ha leader, ha gli stessi dirigenti a livello nazionale da tempo immemore ma che a livello locale ha tirato su quadri all’altezza e che si interfacciano con i territori. E che infatti vincono.
Non ho ricette per uscire da questa crisi. Chi le ha già pronte e confezionate ed oggi dà lezioni dimostra secondo me di non aver chiara la situazione.
Che necessita di analisi. Non di risentimenti oppure di pressapochismo.
Certo è che in cinque anni si sono consumati patrimoni elettorali, politici e di credibilità. Il Pd è al 26, massimo 27% a livello nazionale. È sulle stesse percentuali delle politiche del 2013. Non è in una situazione esaltante.
La destra vincerebbe tranquillamente se domani ci fossero le elezioni. E sarebbe forse il male minor pensando all’altra alternativa.
Io non lo so.
Leggo alcuni commenti e sorrido. Ne leggo altri e mi viene rabbia.
La politica non è tutto ma è tanto per me, grazie a Dio. Vedo che per alcuni la politica è la sopravvivenza e capisco quindi certe parole, certi arroccamenti, certe difese imbarazzanti. Son le stesse di vent’anni fa, di cinquant’anni fa. Perché in fondo la politica per quasi tutti è un mestiere e le regole son le stesse. Da sempre.
Volevamo cambiare la storia della sinistra di questo Paese. Abbiamo cambiato la geografia, consegnando le nostre regioni alle destre.
Io osservo con tristezza. E tenerezza.
Speriamo in una riscossa.

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