Di Elisabetta Failla
Villa Montepaldi, di proprietà dell’Università degli Studi di Firenze dal 1989, oltre ad essere un centro di produzione è anche un centro di ricerca avanzato che include un laboratorio di micro vinificazione dove da anni vengono svolte prove sugli enzimi, sui tannini, sui batteri e sui lieviti. I servizi di ricerca e sperimentazione, oltre che impiegati dall’azienda direttamente nei propri processi produttivi, sono offerti ad altri enti ed imprese. Questo tipo di attività si arricchisce ogni giorno grazie alla collaborazione con altri enti e società per la promozione e per lo sviluppo di attività innovative e sperimentazioni in ottica interdisciplinare.
Villa Montepaldi è anche sede di corsi e di incontri per gli studenti della Scuola di agraria dell’Università degli Studi di Firenze, oltre che di conferenze e di convegni scientifici e tecnici che vengono ospitati nella sala multimediale. L’azienda, inoltre, accoglie da anni tirocinanti provenienti dall’Università degli Studi di Firenze, permettendogli di svolgere un’esperienza formativa di alto livello.
Ma Villa Montepaldi è soprattutto agricoltura e vino, che qui, da sempre, sono il cuore pulsante. La tenuta infatti, vanta una storia molto antica, di ben 9 secoli di vita: ceduta al monastero di Passignano nel 1101, come attesta un atto del 20 maggio, divenne di proprietà di nobili famiglie toscane, per poi essere ceduta, nel 1497, a Lorenzo de’ Medici, che la trasformò in una fattoria modello, composta da 54 poderi in cui si producevano vino, grano e olio. Con i marchesi Corsini, che la acquistarono nel 1627, e che furono i proprietari più longevi, divenne una tra le tenute maggiormente produttive della Toscana.
Villa Montepaldi in Chianti Classico, a San Casciano Val di Pesa, conferma così, ancora una volta, il forte legame con il suo territorio e la volontà di tenere vive e di tramandare alcune delle più antiche tradizioni di questa terra, dove produce non solo vino, ma anche grano, olio e pasta da grani antichi.
Oggi nei suoi 300 ettari di proprietà, di cui 48 vitati, prendono vita 3 vini rossi Chianti Classico Docg, Tagliafune annata, Tagliafune Riserva e Gran Selezione, un bianco Igt Toscana, Ateneo da uve sauvignon, due Vin Santo ed un olio extravergine di oliva toscano.
I vigneti dell’azienda si estendono nella parte settentrionale di produzione del Chianti Classico, in una delle zone vitivinicole toscane più floride e rinomate, sulle colline di San Casciano in Val di Pesa, a pochi chilometri di distanza da Firenze.
Frutto di questi ricchi terreni sono una gamma di vini provenienti sia da uve autoctone, che raccontano il passato di questa terra, sia da vitigni internazionali, che evidenziano la vocazione dell’azienda all’ascolto delle esigenze di un mercato in continua evoluzione.
Proprio a Chianti Collection, abbiamo degustato alcuni suoi vini partendo dal più giovane (si fa per dire): il Chianti Classico Tagliafune DOCG 2015. Prodotto con un blend di 80% Sangiovese, 5% Cabernet, 5% Merlot, 5% Alicante, 5% Colorino, provenienti dai terreni coltivati da Lorenzo il Magnifico, vinificato in cemento e acciaio e affinamento in bottiglia per almeno tre mesi.
Alla vista è di un colore rosso rubino intenso, al naso mostra un bouquet complesso con i sentori di fiori e frutta matura: vola, rosa, frutti rossi, particolarmente fragole, lamponi e mirtilli. In bocca è morbido, caldo e avvolgente. Il tannino è equilibrato, buona la freschezza e la sapidità. Gradevole il retrogusto amaro e di gusto persistente. Da abbinare con primi piatti a base di carne soprattutto rossa, pizza gourmet, salumi, formaggi mediamente stagionati.
Di seguito abbiamo assaggiato il Chianti Classico Riserva Tagliafune DOCG annata 2013, un vino che proviene da una sola vigna. Il blend di uve è lo stesso del precedente – 80% Sangiovese, 5% Cabernet, 5% Merlot, 5% Alicante, 5% Colorino – ma questa volta la vinificazione avviene in botti di legno (minimo 21 mesi) per proseguire almeno tre mesi in bottiglia.
Alla vista è di un colore rosso rubino, poco trasparente e poco scorrevole nel bicchiere. Al naso si sentono sentori di fiori molto maturi (viola e giaggiolo) come la frutta: ciliegia ma soprattutto frutti rossi (fragola, lamponi e mirtilli in particolare). A seguire si sentono le spezie dolci, come vaniglia e cannella, un leggero gusto di tabacco e sottobosco. In bocca il vino mostra la sua complessità: morbido, avvolgente ben equilibrati i tannini ma anche la freschezza e la sapidità. Un vino di grande struttura ma anche elegante da gustare in abbinamento a primi piatti a base di carne, salumi, formaggi stagionati, carni rosse alla brace, bolliti.
Siamo passati poi all’annata 2012 del Chianti Classico Gran Selezione Villa Montepaldi DOCG. Questo vino è la più alta espressione dell’intero territorio di Montepaldi, un cru essenza del principale vitigno toscano, il Sangiovese. Il vino è composto da 90% di Sangiovese, 5% Colorino e 5% Cabernet Franc. Nasce dall’attenta selezione delle migliori uve dei vigneti più vocati. Le uve vengono vinificate separatamente e successivamente assemblate. La Gran Selezione, prodotta solo nelle migliori annate, è un vino elegante, fine e di grande personalità. Viene vinificato in botti di rovere francese per 30 mesi e affinato in bottiglia per minimo nove mesi.
Di colore rosso rubino intenso tendente al granato è poco scorrevole al bicchiere. Nel bouquet si sentono la viola e la rosa e il giaggiolo appassiti, la ciliegia sotto spirito e i frutti rossi molto maturi, quasi marmellatosi, le spezie dolci (cannella e vaniglia ma anche un leggero sentore di chiodi di garofano, note balsamiche come la liquerizia, profumo di sottobosco e tabacco.
In bocca è morbido, avvolgente, complesso equilibrato fra le parti morbide e quelle dure (tannini freschezza e acidità) con un piacevole retrogusto amaro. Da provare in abbinamento con primi piatti a base di carne, salumi, formaggi stagionati, carne alla griglia, brasati, umidi e selvaggina.
Infine abbiamo degustato la novità che Villa Montepaldi ha presentato alla scorsa Chianti Collection: San Pietro Vin Santo del Chianti Classico Occhio di Pernice Doc 2010. Un vino che parla di storia e di antiche tradizioni. Dopo l’appassimento di 4 mesi di sole uve sangiovese su graticci e cassette di legno ed a seguito di un affinamento in caratelli da 100 e 120 lt di rovere di slavonia, rovere francese, castagno e ciliegio, nasce un vino dolce prezioso e soprattutto raro, prodotto ormai da pochissime aziende toscane e presente sul mercato in quantità sempre più ridotte.
Dalla fermentazione e dall’affinamento in piccoli caratelli nasce un vino dal colore ambrato con sentori di frutta appassita, marasca sotto spirito e nocciole tostate. Il sorso è balsamico e riporta a note di cioccolato che avvolgono ed accarezzano il palato. Da gustare in abbinamento con formaggi erborinati piccanti, dolci a base di cioccolato e pasticceria secca.