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Messaggio di Benigni 30 anni fa. Da “Firenze sogna” a “Firenze Signa”. Così è stato?

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di Umberto Cecchi

Una volta,  Benigni che è di Prato, nel corso di una intemerata pubblica fece una dura critica a Firenze sostenendo che un tempo nelle canzoni si diceva ‘Firenze sogna’, ora invece resta solo ‘Firenze-Signa’ cartello autostradale. E fu in qualche modo premonitore, da allora la città ha perso molte cose senza che i fiorentini stessi se ne siano accorti: si accorgono soltanto se perde o se vince la Fiorentina, che certo delle squadre non è più regina, ma è l’unica realtà che provoca emozioni locali.

Tutto il resto è un mondo piatto, un menefreghismo generale: persi gli artisti, gli scrittori – a parte qualche giallista che va di moda fin che dura – persi gli architetti capaci di innovare, e gli urbanisti che giocano a confondere, assieme agli amministratori comunali, la struttura della citta moderna, minacciando gravemente quella antica, se è vero che si sta trattando la vendita di alcuni edifici di Costa San Giorgio, per abbattere due storiche chiese e costruirci un superstrappare albergo , progetto che in teoria si dice che avrebbe già avuto il nulla osta. Resta da sperare che almeno la sovrintendenza, blocchi l’iniziativa, che sarebbe come strappare via della città una parte di storia scritta da fiorentini d’una volta: quelli che riflettevano sulla bellezza senza scambiarla per una ruota panomamica. In pericolo anche il podere della Mattonaia, a due pasi da Bagno a Ripoli, dove la città nel Rinascimento si riforniva – come si direbbe oggi – di merce a filiera cortissima: il podere dove d’estate le madonne fiorentine e i loro ganzi amoreggiavano. Stando ai si dice, gli acquirenti vorrebbero stendere una coltre di asfalto per farne un parcheggio enorme , speriamo ben custodito perché attrattiva di spacciatori e di furfanti di ogni genere, altra realtà drammatica della città alla quale nessuno da molta importanza, sostenendo in genere che Firenze è una città tranquilla; anche troppo direi se i suoi cittadini, che stanno costantemente diminuendo, non levano una voce di protesta. E nessuno riesce a sopire, non mi azzardo a dire a spegnere, ma almeno a sopire, la malavita che alligna da tempo in città e che in alcune zone la fa da padrona. Inutile sollevare il problema i tutori dell’ordine perlopiù si dicono disarmati di fronte al problema: noi gli arrestiamo a il giorno dopo li  troviamo ancora in giro. Le carceri sono troppo piene per contenerli. E se li arrestassimo e li mettessimo a lavorare alla costruzione di nuovi carceri, come in America : basta che Parlamento, che vegeta, stendesse una leggina ad hoc sul  lavoro per i detenuti senza che i soliti piagnoni si strappino i capelli.