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Firenze premia i suoi migliori interpreti della pizza napoletana, patrimonio immateriale dell’umanità

Redazione
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Fare la pizza è un’arte tanto che lo scorso dicembre iIl dodicesimo Comitato per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Unesco, riunito in sessione sull’isola di Jeju nella Corea del Sud, l’ha riconosciuta come patrimonio mondiale immateriale dell’umanità. Questa mattina alla Buoneria a Firenze sono stati festeggiati gli otto migliori interpreti in città dell’Arte del pizzaiuolo napoletano.

Gli otto professionisti sono stati selezionati in base a una serie di criteri – a partire dallo stile napoletano della loro pizza fino al riconoscimento ottenuto da almeno una guida gastronomica di settore – con la supervisione del “guru” Sabino Berardino, uno dei massimi esperti del settore a livello nazionale: Mario Cipriano de Il vecchio e il mare, Agostino Figliola di Fratelli Cuore, Domenico Luzzi di Fuoco Matto, Marco Manzi di Giotto, Raffaele Menna di Mamma Napoli, Romualdo Rizzuti de Le follie di Romualdo, Giovanni Santarpia di Santarpia e Ciro Tutino della Buonerìa.

Il riconoscimento è stato consegnato ai pizzaioli dai rappresentanti delle istituzioni e delle associazioni di categoria che hanno sposato l’iniziativa, organizzata dal Forchettiere Marco Gemelli con il patrocinio del Comune di Firenze e la partecipazione di Coldiretti Toscana, Fipe-Confcommercio e Confesercenti Firenze. A consegnare le pergamene agli otto “big” della pizza napoletana a Firenze sono stati Carlo Francini, responsabile dell’Ufficio Unesco del Comune, Fabio Giorgetti, presidente della Commissione Sviluppo Economico del Comune, Antonio De Concilio, direttore di Coldiretti Toscana, Aldo Cursano, vicepresidente di Fipe Confcommercio e Claudio Bianchi, presidente Città Metropolitana Confesercenti Firenze.

“Firenze è una città che negli ultimi anni ha visto esplodere il fenomeno della pizza d’ispirazione napoletana di alta qualità – spiegano gli organizzatori – e ci sembrava giusto premiarne gli interpreti più significativi tra quelli che qui vivono e lavorano, soprattutto alla luce del riconoscimento dell’Unesco. Non è un caso, se la Toscana è una delle regioni che contano il maggior numero di pizzerie partenopee segnalate dalle guide di settore, ovviamente dopo la Campania. Ognuno col proprio stile e le sue peculiarità, questi otto pizzaioli sono un vanto e un patrimonio per l’intera città”.

 

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