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Giustizia e Politica: qualche domanda. Il problema è il corso della politica deviato continuamente dalla giustizia.

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Matteo Renzi ha ragione a lamentarsi per gli abusi e le scorrettezze che emergono dalla inchiesta Consip. Naturalmente tanto il PM Woodcock quanto gli ufficiali di polizia giudiziaria procedenti devono essere considerati innocenti fino ad eventuale condanna definitiva. Ma poiché gli attacchi a Renzi si sprecano, via padre, nonostante che nessun rilievo sia a lui rivolto, ecco che le sue reazioni sono comprensibilissime. Una cosa, piuttosto, non si spiega. Se è vero (e secondo noi lo è) che c’è un eccessivo straripamento della giustizia nel campo della politica, perché solo tre mesi fa il partito di cui Renzi è segretario ha fornito in massa i propri voti per una riforma penale e di procedura penale che prolungando i tempi complessivi della prescrizione e inasprendo le pene per una serie di reati rafforza ulteriormente il ruolo dell’accusa rispetto alla difesa? E lo ha fatto con tale determinazione che, addirittura, il governo Gentiloni ha posto la fiducia per superare le comprensibili riserve di tantissimi parlamentari.

Il Movimento 5 Stelle a parole continua a negare queste possibili invasioni di campo. E assicura che il loro rispetto per gli elettori e la loro fiducia nella giustizia sono tali da ritenere obbligatorie le dimissioni anche per un semplice avviso di garanzia.  Ma si guarda bene dallo spiegare perché questa regola, in casa loro, sia applicata o disapplicata a seconda dei casi.

E’ difficile dare torto a Matteo Salvini per il sequestro cautelare di ben 49 milioni di euro a fronte di un presunto abuso il cui ammontare sarebbe di cento volte inferiore. Per l’attuale segretario della Lega si tratta di un “atto politico”. Ora, però, Salvini deve spiegare perché invece di fare considerazioni analoghe per altrettanto gravi, se non maggiori abusi”, i leghisti  erano ben lieti dell’opera dei magistrati e si presentavano oscenamente in parlamento agitando volgarissimi cappi. Spieghi, Salvini; o chieda scusa.

Ci possiamo fermare qui. Perché le cronache di questi anni ci hanno fornito le prove di ciò che già sapevamo: tantissimi moralisti ostentavano sdegno per i peccati altrui, essendo capaci di compierne assai maggiori.

Ma, come sempre, il problema non è la storia criminale che può lambire la politica. Il problema è il corso della politica deviato continuamente dalla giustizia che straripa. E non solo il corso della politica, anche quello dell’economia. E fa venire i brividi alla schiena leggere dalle cronache che i protagonisti dello scandalo delle intercettazioni manipolate a danno del padre di Renzi, si sarebbero “occupati” anche di inchieste che hanno poi costretto alle dimissioni i vertici di grandissime aziende pubbliche. Tanto che l’ultima domanda ci va di farla a tanti giornali che ora, finalmente, riportano abbondantemente (come è giusto) le accuse di Matteo Renzi. Il clamore è giustissimo. Ma perché solo ora?

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